Malati di Alzheimer: anche i familiari non vanno dimenticati

14/02/2023

Nella vita quotidiana, i malati di Alzheimer affrontano un percorso lungo che lentamente li porta alla totale perdita di autonomia, in quanto sempre più soggetti a dimenticanze fino a una totale incapacità di comprensione del mondo esterno.

L’assistenza ai malati di Alzheimer è un compito estremamente difficile, che ha ripercussioni sull’intera famiglia e che comporta implicazioni psicologiche ed emotive molto importanti.

La sofferenza dei caregiver

Per dare un punto di riferimento stabile alla persona affetta da Alzheimer è inevitabile che a un certo punto venga, direttamente o indirettamente, individuato un caregiver principale che se ne occupi per la maggior parte del tempo.

La scelta di assumersi il ruolo di caregiver viene fatta volentieri e con amore, ma a lungo andare può portare a seri problemi nella quotidianità e alla frustrazione di non avere più il controllo della propria vita a fronte di un miglioramento che, per natura della malattia, non esiste.

Con il passare del tempo, il malato può arrivare a dimenticarsi del caregiver o non accorgersi o comprendere tutti gli sforzi che questo sta facendo.

Questo comporta ulteriore frustrazione in quest’ultimo: non solo il suo impegno non viene riconosciuto, ma viene addirittura considerato dal suo caro come un aguzzino.

Questo perché, non comprendendo ciò che sta accadendo, il malato vede solo gli effetti di tutte queste attenzioni:

  • La porta di casa è sempre chiusa a chiave, perché si teme che possa uscire, quando non è sorvegliato, e perdersi.
  • L’abbigliamento è imposto, per evitare che possa accidentalmente farsi del male. E quindi gli vengono negati bottoni e lacci, mentre gli vengono imposti il più delle volte tute in pile e vestiti comodi e ampi.
  • Anche l’alimentazione viene imposta, per poter seguire le indicazioni del medico curante. Il malato non ha il più delle volte cognizione e ricordo del fatto che debba seguire una dieta per via delle sue medicine, sente solo che gli viene negato di scegliere da solo cosa mangiare e quando.
  • La totale perdita del controllo in casa propria. Per evitare incidenti vengono ad esempio fatte sparire molte delle cose ritenute pericolose, come accendini, coltelli, stoviglie in vetro o gli viene negato il permesso di cucinarsi da solo. Gli viene inoltre tolto il controllo dei soldi o l’uso della macchina.

Tutte queste privazioni, fatte per il bene del malato, da parte di quest’ultimo possono essere in realtà viste come costrizioni ingiustificate, a volte adoperate per mano di qualcuno che non ricorda molto bene e che può essere visto come estraneo.

Questo significa che il più delle volte il caregiver non solo non riceverà gratitudine, ma vero e proprio astio e ribellione.

Quando è necessario chiedere aiuto

È ovvio che una situazione del genere a lungo andare può diventare insostenibile per chiunque. Nonostante tutto l’amore che possiamo mettere nel desiderio di aiutare il nostro caro, è anche normale trovarsi di fronte ad evidenti segnali di crollo emotivo, come ad esempio:

  • Senso di colpa, credendoci non adatti a prenderci cura di lui.
  • Rabbia per tutto ciò che si sta affrontando, tutti i sacrifici a fronte di nessun miglioramento, ma anzi ricevendo in cambio solo ingratitudine e un peggioramento delle sue condizioni.
  • Senso di solitudine, sentendoci abbandonati nell’affrontare questa enorme sfida
  • Rifiuto a riguardo delle reali condizioni del malato e quindi di fronte alla necessità di prestare il nostro aiuto.
  • Paura per ciò che si sta affrontando e ciò che si affronterà.

In questa situazione non bisogna aver timore di chiedere aiuto. Il sostegno di persone specializzate o di una struttura non è da disprezzare o da vedere come un fallimento del nostro lavoro, ma solo come un supporto più che giustificato.

Conclusioni

La malattia di Alzheimer è una delle più terrificanti non solo per chi ne soffre, ma anche per le persone che gli stanno attorno. Per il caregiver è fondamentale informarsi, essere consapevole dei propri limiti, ma anche continuare a soddisfare i propri bisogni e interessi prendendosi periodi di riposo e recupero.

Condividere i problemi con gli altri familiari, ammettere le difficoltà e chiedere l’aiuto degli esperti non è una vergogna, ma sarà estremamente positivo per tutti. Il malato riceverà cure e attenzioni costanti e il caregiver si riapproprierà della propria vita tornando a vedere la relazione con il proprio caro solo per quella che è: amore e familiarità.

Per informazioni sulle strutture disponibili e i servizi offerti, è possibile contattare la Fondazione Ca’ D’Industria alla mail info@cadindustria.it o al numero
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